Garlenda - Guida Turistica

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.: GARLENDA
 Garlenda è un comune di 1.183 abitanti della provincia di Savona.
 Il comune di Garlenda è situato in Val Lerrone presso la valle del torrente Lerrone, quasi alla confluenza con il torrente Arroscia. Il suo territorio comunale fa parte della Comunità Montana Ingauna. Dista dal capoluogo circa 55 km.
 Le prime notizie su Garlenda cominciarono a diffondersi e ad essere documentate intorno all'Alto Medioevo, quando divenne parte integrante del Marchesato di Albenga. Nel 1091 il marchesato, e quindi Garlenda, passò sotto la giurisdizione della famiglia Clavesana discendenti da Bonifacio del Vasto. I Clavesana però non riuscirono a dominare appieno il marchesato, tanto che nel 1127 Albenga e il suo marchesato si costituì come territorio autonomo. L'ottima posizione nel mercato e commercio marittimo e la costituzione in sede vescovile, contribuì certamente all'indipendenza politica.
 Il 13 aprile 1153 il vescovo di Albenga, in accordo con l'arcivescovo di Genova, nominò Anselmo dei Quaranta - capostipide della famiglia Della Lengueglia e parente degli stessi Clavesana - l'incarico di riscuotere le decime nei borghi di Garlenda, Bossoleto, Tenaigo, Orsorio, Marta, Casanova, Bosco, Maremo, Paravenna, Ligo, Andora, Lingueglietta, Sanremo, Bussana, Taggia, Montalto, Carpasio, Cipressa, Pompeiana e Terzorio. La figura di Anselmo venne accolta positivamente dagli abitanti, tanto da diventarne quasi signore feudale delle terre di ponente. Nel 1182 il comune di Genova investe ufficialmente Anselmo dei Quaranta o dei Quadraginta nuovo signore del feudo di Lingueglietta - Castellaro e Garlenda, stringendo presunte alleanze con l'imperatore Federico I il Barbarossa e successivamente con Federico II nel 1226. Le alleanze vengono tutt'ora considerate dagli storici false, non essendoci documenti ufficiali. In compenso si stipularono ottimi rapporti diplomatici con la Repubblica di Genova e il suo comune, ottenendo in cambio della nobile fedeltà maggiori territori nella Val Lerrone e del borgo di Andora.
 Nel 1280, alla morte di Anselmo II, i due figli ereditari Giacomo e Bonifacio divisero il feudo del padre in due possedimenti o rami nobiliari: i Maremo e i Garlenda. Bonifacio divenne così signore di Garlenda - Casanova - Lingueglietta stringendo maggiormente i rapporti amichevoli con Genova e la sua repubblica. Il 15 aprile 1385 entrambi i rami dei Della Lengueglia giurarono fedeltà al comune genovese, riconoscendosi vassalli e feudatari di tutti i paesi che avevano ricevuto in feudo dalla famiglia Clavesana.
 Nel XVI secolo crisi finanziarie e mal gestione dei feudi fece sì che i borghi cominciarono a ribellarsi contro i propri signori feudali; nell'autunno del 1543 anche Garlenda si ribellò ai Della Lengueglia. Nonostante i forti contrasti nei borghi, la Repubblica di Genova nominò nel 1564 Antoniotto Della Lengueglia nuovo signore di Garlenda e delle terre circostanti. Purtroppo non servì a placare i forti dissidi tanto che, nel 1590 alla morte di Antoniotto, Garlenda venne contesa da molti pretendenti nobiliari, non avendo di fatto Antoniotto eredi legittimi. Nel 1592 seguirono così occupazioni di nobili genovesi (i Costa), di Giacomo Della Lengueglia con figli e piccolo esercito, e dal governatore di Finale Ligure Bartolomeo Beccaria per sedare i contrasti ereditari. Ovviamente i continui cambiamenti nobiliari non favorirono di certo il dialogo tra abitanti e nobili, vivendo in una situazione di vera crisi politica. Alla fine del XVI secolo il feudo venne finalmente assegnato legittimamente a Violante Della Lengueglia in Costa, sorella del defunto Antoniotto Della Lengueglia. Divenne così dominio della famiglia Costa che ne acquistò le terre. Nel 1723 il feudo di Garlenda e Paravenna passò, per mancanza di discendenti maschi nella famiglia Costa, al marchese Ottaviano II Del Carretto di Balestrino.
 Subì come il resto della Liguria l'invasione dell'Impero Austro-Ungarico e dell'esercito francese di Napoleone Bonaparte. Nel 1815 il territorio di Garlenda fu quindi annesso al Regno di Sardegna e ne seguì le sorti fino all'Unità d'Italia.